sono brutta: Ce l ho fatta: anche le brutte possono trovare un ragazzo

venerdì 29 luglio 2016

Ce l ho fatta: anche le brutte possono trovare un ragazzo

ce l ho fatta
Ho trovato un ragazzo decente e non era tra i rifiuti. In mezzo a file di persone disperse nell’intento di ballare sul proprio centimetro quadrato da bravi fessi inetti, mi stavo facendo largo tenendo i gomiti stretti al corpo, per non venire infastidita dai soliti mammalucchi spenti che cercano di aggrapparsi, stringerti o strappare i tessuti della tua maglietta.

Avevo superato la massa centrale di ebeti quando la musica diventò orecchiabile e certi spazi, rari in quel genere di eventi, cominciavano a formarsi in tempo per darti modo di respirare senza stare attenti a quel genere di amebe di cui il locale era pieno zeppo.

Ironicamente, ho anche quella volta ho detto “ce l ho fatta.” Ero fuori, ed il vento si era alimentato senza perder tempo, crescendo in raffiche alquanto forti, che se ne avessi prese cento sarei morta assiderata. Sperando in una qualche fortuna mandata dal cielo, tentavo di scorgere l’altra svampita che mi aveva accompagnata. Mi voltavo ma non si trovava.

Sono così andata in una stanza vicina, quello del banco delle amebe sbronze con le tessere bucate da ragazze sveglie o impasticcate in cerca del tipico idiota da spennare. Mi si para davanti con passo pesante, non so per cosa, ma parava la luce e guardava noi puffi dalle sue alte orbite posizionate là dove l’aria era sicuramente più respirabile. Mi fece paura.

ce l ha fatta
Senza dire una parola, lasciai libero il passo, scusandomi. Mi ha odiata per questo, ma del resto è andata meglio di quanto previsto. Non l’ho rivisto fino a qualche ora dopo, quando accompagnavo la falsità in persona con la macchina che mi aveva trasportato fuori a fumare sul selciato.

La ragazza mi ammorbava con la stanca sequenza di brutte avventure, raccontate ingigantendo ogni cavolata così che ogni azione maschile sembrava l’urgenza di un qualche ictus inflitto dalla mano di un pazzo dottore impegnato a prescrivere pillole pronte a far insorgere una schizogenesi grave anche in chi non era latente. Con accondiscendenza ho dovuto rivere la sua assenza di eloquenza. “ce l’hai fatta!” le dicevo anche te mentre pensavo, “ce l’hai fatta anche te, vittima della demenza.”

Mi spintona leggermente col gomito piegato, ma ossuto al punto da aver pigiato in un punto dolente del costato. Rimango in una posa che d’istinto non avrei mai osato sfoggiare in pubblico, ma ormai il danno è fatto. Lui si scusa. Parliamo. A dir la verità, mi ha risvegliato dalla sonnolenza delle stupidaggini insensate, ormai accatastate in qualche angolo remoto della mia coscienza, e di cui ne avevo avuto a sufficienza per almeno trent’anni o finché anche quella pustola con le gambe sarebbe morta e lanciata in qualche fosso.

ce l'ho fatta e sono brutta
Lui era stupido, ma si era abbassato al livello comune. Mi è stato simpatico quando ho notato che entrambi intendevamo la lingua italiana come una lingua che non si è fermata alle solite venti parole che gli altri aborti anfibi presenti quella serata riuscivano in qualche modo a mugghiare. Quando me ne accorsi, mi sentii ad un tratto in un territorio nuovo, nemico anche se non ostile, ma ce l ho fatta e mi sono districata giocando sul solito ritmo del dire le cose sensate una alla volta. Curioso come quando si finisce in certi momenti, il primo istinto è comportarsi proprio da bestie come saranno condannate a fare sempre i diversi componenti di quella festa, lasciando fuori noi esseri normali che sicuramente siamo meno del venti per cento del totale.

Ce l ho fatta


Quindi è vero, sono brutta e ce l ho fatta. Alla faccia di quelle orrende maschere di carta bagnata che riescono ad accalappiare un maschio solo perché la linea che han guardato è comparsa. Godetevi la vostra miseria, anche se non posso che dispensare alla seria condizione di vittime in procinto di inquinare ancora di più il mondo. Ma del resto, finché non facciamo uno sgorgo decente, la melma continuerà ad arrivarci alle caviglie.

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